26 NOVEMBRE 2024
SI DICE AMORE, PERO’ NO…
L’IISS E.MAJORANA ANCORA E SEMPRE A TUTELA DELLE DONNE
Anche quest’anno la scuola ha voluto dare il suo contributo per la Giornata internazionale del 25 novembre di prevenzione e lotta alla violenza contro le donne, anche se le attività sono state differite al giorno 26, per problemi organizzativi. Per la nostra scuola l’appuntamento è ormai un impegno, che vogliamo rinnovare quest’anno ed ogni anno a venire finché, ci auguriamo, non sarà più necessario.
L’incontro si è tenuto in auditorium, con allievi in presenza e varie classi collegate da remoto. Ai saluti istituzionali della Dirigente, prof.ssa MARIA MADDALENA CHIMISSO, è seguita una breve presentazione della questione: la Dirigente ha messo soprattutto in evidenza come il fenomeno, al di là delle sue manifestazioni più brutali e di rilevanza mediatica, interessa sempre più fasce giovani, ragazzi come quelli del nostro uditorio, pertanto la scuola non può esimersi dal farsi carico di informare ed educare le nuove generazioni affinché una certa cultura prevaricatrice, che ancora vive strisciante nel nostro Paese, possa essere debellata. A seguire c’è stato l’interessante intervento dell’avvocata VALERIA CACCHIONE che, con la collega LISETTA DI NUCCI, in rappresentanza del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Larino, ha esposto una rapida e chiara sintesi delle conquiste giuridiche delle donne italiane dall’Unità d’Italia ad oggi, con un focus particolare sulle trasformazioni della legislazione in materia di parità di diritti, di stato di famiglia, di punibilità di reati contro la donna, fino al recente “codice rosso” che, come ha sottolineato l’avvocata, presenta ancora delle zone d’ombra e delle macchinosità che vanno al più presto risolte.
E’stata la Convenzione di Istambul, trattato internazionale, a definire il concetto di violenza di genere e a connotare questo reato come un esempio di violazione dei diritti umani.
I paesi firmatari, tra cui l’Italia, riconoscono la necessità della prevenzione e della lotta contro la violenza nei confronti della donna e considerano violenza anche solo le minacce a compiere atti violenti.
Il fenomeno è alquanto complesso e può essere analizzato da molteplici punti di vista: un iceberg ben definisce, con una metafora iconica, quanto ancora, oltre il “visibile” della montagna, fatto di violenza fisica, femminicidio, violenza sessuale, ci sia di sommerso, quanto ancora ci sia di violento “sottotraccia” e perciò di particolarmente insidioso.
I ragazzi del Majorana, piuttosto che limitarsi a delle semplificazioni riassuntive e generiche, hanno deciso di lavorare per gruppi, scegliendo di trattare aspetti particolari del fenomeno, con modalità espressive diverse, alcune delle quali visibili percorrendo i corridoi ed entrando negli ambienti dell’istituto: striscioni, cartelloni, disegni, frasi particolarmente evocative nate dalle riflessioni dei ragazzi della II F o tratte da testi di canzoni, scarpe rosse a simboleggiare le tante, troppe femminilità spezzate, una bacheca all’ingresso con tanti post-it rossi su cui chiunque poteva fermare e condividere un pensiero, un commento, un augurio.
Un gruppo, formato dalla I A e IV A del Liceo Scientifico Scienze Applicate, ha presentato un lavoro dal titolo “La prima volta con la gonna” un omaggio a tante donne italiane che, in settori diversi, sono state le prime a rivendicare ruoli e posizioni che, per competenze e merito, spettavano loro al pari dei colleghi maschi, rompendo pregiudizi di genere e bias secolari. Il catalogo, realizzato sotto forma di slides di power point, propone volti noti e nomi meno noti: è stato interessante scoprire il coraggio e la determinazione con cui queste donne hanno aperto strade ad altre dopo di loro, a noi, per esempio, che viviamo oggi una normalità che è stata, all’inizio, eccentricità, straordinarietà, unicità, da guardare con diffidenza o, nel migliore dei casi, con bonaria sufficienza. A monte di questo lavoro ci sono le ricerche dei ragazzi, il “confezionamento” digitale del prodotto, la realizzazione, per ognuna di queste pioniere, di una rosa rossa, a dimostrazione che la loro bellezza e femminilità in nulla è stata scalfita o menomata dall’azione attiva nella società. Anche questa è stata, in passato, una forma di violenza: negare ambizioni, realizzazioni, inclinazioni per differenze di genere ha significato negare e violare diritti della persona. Chi vorrà potrà leggere nel dettaglio ogni scheda nel pp in allegato a questo articolo.
La IV A del Liceo ha poi analizzato, con il supporto musicale di un brano dei Coldplay, la drammatica situazione delle donne in paesi in guerra o retti da poteri fondamentalisti, dove anche difendere la propria libertà nello scegliere un abito mette a rischio la vita. Eppure alcune giovani donne sfidano ogni giorno i regimi in cui vivono pur di lottare e difendere diritti fondamentali, consapevoli che “ogni volta che una donna lotta per sé stessa lotta per tutte le donne”.
I ragazzi di V A del Liceo, invece, hanno scelto di trattare le forme di violenza meno esplicite e pertanto meno visibili… il sommerso di quell’icerberg di cui si parlava. I dati del Ministero dell’Interno, aggiornati ad oggi, parlano di 100 femminicidi dal gennaio del 2024: si tratta di numeri drammaticamente alti, inaccettabili, questa è la punta della montagna sommersa, solo ciò che si vede fin troppo bene. Da questo tipo di violenza siamo tutti scandalizzati e commossi. Invece l’attenzione dei ragazzi si è concentrata su forme di prevaricazione invisibile, subdola, strisciante. Dopo una breve presentazione, che ha illustrato le principali forme di violenza psicologica, dal gaslighting, allo stalking, alla cyberviolenza, in tutte le sue terribili declinazioni, fino ad arrivare alla violenza economica, di controllo e restrizione dell’indipendenza economica, gli allievi di V hanno proiettato tre cortometraggi, a riprodurre tre situazioni esemplari di violenza “trasparente”, di cui sono stati attori, registi, montatori, produttori. E’stato un lavoro complesso, svolto in maniera “artigianale” in cui tutto è stato messo in gioco, anche location e attrezzatura, con generosità e vincendo prevedibili imbarazzi. (video in allegato all’articolo)
L’approfondimento ha messo in luce l’abuso psicologico come dato comune, ricorrente, che lega tutte le forme di violenza, la prevaricazione psicologica c’è sempre, più dolorosa di calci e pugni perché, come dice una canzone citata dai ragazzi, “dolore non vuol dire necessariamente sangue”.
Giornate come quella di oggi servono dunque a tutti noi per spezzare la cultura dell’abuso e della disparità. I ragazzi hanno concluso con un’esortazione: ascoltiamo sempre chi ci chiede aiuto, crediamo a chi si confida con noi, rispettiamo il coraggio di chi si espone ed accogliamo le sue rivelazioni con la giusta riservatezza, riconosciamo la violenza e chiamiamola con il suo nome, in inglese se ci piacciono le definizioni alla moda, in italiano, se vogliamo essere più chiari e compresi in modo diretto, spingiamo le vittime a fidarsi di noi e consigliamo loro il supporto di esperti e di agenzie di protezione, i cui numeri di contatto sono stati ricordati alla fine dell’incontro.
In fondo è stata una mattinata piena di speranza: il lieto fine spesso non è il classico “vissero felici e contenti “a cui ci hanno abituato le fiabe, ma un più attuale e realistico “visse serena e libera “.
L’attività di sensibilizzazione si concluderà i primi giorni di dicembre con la proiezione, presso il cinema Oddo, del film di Francesco Costabile Familia, recentemente presentato e premiato alla Mostra del Cinema di Venezia
Un ringraziamento alle coordinatrici del programma della giornata, le prof.sse ANTONIETTA PRIMIANO, ANNA LEMME, PAOLA RASPA e IDA SCAFA.